LA FORZA DEL PASSATO
Inizia con l’intervento di oggi un dialogo col lettore al quale indirizzerò le mie riflessioni sulle storie, sulle cose, sul nostro modo di essere ed in generale sulla città; attendendo dal lettore (o dalla lettrice, naturalmente) segnali, sollecitazioni e spunti, che mi diano materia per le cose da scrivere. Sulla mia città, sulla vostra città, sulla città.
Ed allora perché parlare della città, della città che ognuno ha, magari soltanto custodita nella propria mente? Diciamolo. Perché ogni cittadino ha bisogno di avere come riferimento le proprie radici, conservare il senso di appartenenza alle cose, al suo ambiente, al passato.
Nel bellissimo libro di Sandro Veronesi, LA FORZA DEL PASSATO, da cui è stato tratto anche un film, il protagonista del romanzo scopre che, per quanto rifiutato, non ci si può liberare del proprio passato. Se infatti dal nostro corpo proviamo a tirar via perfino un piccolissimo tassello, o un’insignificante vite, tutto il corpo vacilla e cade “sul culo per terra”.
Forse sta proprio in questo il senso della caduta, che non di rado accompagna il nostro presente. Avere dimenticato le cose che ci sono appartenute, che ci hanno accompagnato nella vita, e le persone che abbiamo accarezzato o con le quali ci siamo incontrati, a volte scontrati, comunque insieme alle quali siamo cresciuti.
Il senso di appartenenza ed il patrimonio di memoria sono il collante che tiene in piedi una città. La cittadinanza che la anima e che, in fondo, costituisce la città, non dovrebbe essere solo una rivendicazione di diritti nei confronti degli organi dello Stato; la cittadinanza è ancor più un modo di essere individui, sì, ma strettamente legati alla propria comunità.
E’ con tale convinzione che cercherò di perseguire il fine di rendere più consapevoli i cittadini dei propri diritti e, nel contempo, della propria partecipazione sociale, certo che il potere appartiene al popolo solo a condizione che il popolo abbia fino in fondo una tale consapevolezza.